Rieti | Monti Carseolani | Gole dell'Obito da Paganico Sabino | 16/10/2021 Monte Cervia

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#abruzzotrekking1962 #fidenetrekking #montecervia #paganicosabino #collegiove goledellobito #montorio #rieti poggiomoiano #monticarseolani #carsoli Il Monte Cervia è un balcone panoramico eccezionale che permette di ammirare gran parte dell’Appennino centrale con poca fatica. Nonostante questo, come tutte le montagne tra i laghi del Salto è del Turano, è pochissimo o nulla frequentato dai flussi escursionistici. Il panorama lungo tutta la cresta è davvero eccezionale e, in pratica, si arricchisce di una cima visibile ogni venti metri di dislivello percorso! Da Paganico Sabino, uno dei paesi più antichi della Valle del Turano, fino alle suggestive Gole dell’Obito, passando attraverso castagneti secolari di rara bellezza e piccoli “pezzi” di storia che il bosco conserva da tanti Secoli. E’ una passeggiata storica, naturalistica e gastronomica allo stesso tempo quella che si può affrontare partendo dal borgo in provincia di Rieti, e in particolare dalla Chiesa dell’Annunziata. Il percorso segue un antichissimo sentiero che un tempo univa Paganico agli altri paesi del territorio come Ascrea, Collegiove e Marcetelli: si passa prima per la Vecchia Mola, poi per la sorgente “Fonte della Signora” e infine si attraversa il Ponte Romano all’interno del Bosco dell’Obito. Qui, incassate nell’omonima Valle, si possono ammirare le splendide Gole e, su una parete impervia, quello che da queste parti è noto come “U Niu e l’Aquila”, dove fino agli anni ’50 si sono avute tracce dello splendido rapace. Tutto il percorso si snoda all’interno della Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia, area protetta istituita nel 1988 tra i bacini artificiali del Salto e del Turano, collegati fra loro attraverso una galleria sotterranea: i visitatori possono ammirare vari appezzamenti di castagneti da frutto di grandi dimensioni e di straordinaria bellezza per l’armonia della forma del fusto e della chioma, e comprendere quanto fosse forte il legame tra le popolazioni della Valle del Turano e le castagne, che per tanti lunghi inverni hanno preso il posto della pasta e del pane nella dieta di intere generazioni di contadini.